loretta dorbolò
Olio su tela, 1989, 120x60
Quando, dalla chiesa sulla collina, giungeva il suono dell'Ave Maria, i cortili si vuotavano e si entrava in un misterioso silenzio. Noi bambini lasciavamo i giochi e correvamo alle nostre case. Le sedie erano vicine e l'odore della polenta invadeva la cucina. Mentre si avvicinava l'ora della cena e le finestre si tingevano di un blu sempre più cupo, sembrava che uno strano sole entrasse nella casa. Fuori, la notte cominciava a popolarsi di strani esseri e gli strasili giravano in cerca di bambini da mangiare; allora, con il suono rassicurante del vocìo dei grandi, qualche volta ci si addormentava sulla sedia.
(1989)
Era ancora notte quando cominciavano ad aprirsi le porte sui poggioli delle case. Come per appuntamento, le scale esterne si popolavano di bambini che, nel mattino delle sorprese, si alzavano prestissimo. Sulla finestra della cucina c'era la fila delle scarpette nere di velluto e dentro ognuna un mandarino, un torroncino e qualche noce. Mentre avanzava la luce del giorno, nel pungente freddo di dicembre, cominciavano le corse per confrontarsi i doni. I bambini erano felici e gli adulti li guardavano sorridenti.
(1989)
I cani non sopportano le persone scortesi. Il mio cane si metteva all'erta ad ogni estraneo che passasse per il cortile; osservava, controllava, poi si rimetteva quieto. Ma se qualcuno, vedendolo al guinzaglio, lo mandava prepotentemente a cuccia, cominciava ad arrabbiarsi e a tendersi fino a farsi sollevare da terra dalla sua stessa catena. Il mio cane abbaiava sempre al postino quando passava frenetico per lasciare il giornale, ma nei giorni in cui lo vedeva tornare con la musica del suo violino, lo ascoltava con gli occhi socchiusi, come me.
(1995)
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