Posizione

Dolore di inerzia, dolore di volontà

Olio su tela, 1996, 60x80

Quando non posso dipingere mi sento sospesa nel vuoto. Quando torno ai miei colori sento un rassicurante senso di aderenza e stranamente volo.
(1996)

Non mi piace
il mio bugiardo silenzio.
Non mi piace
la verità nascosta
dentro il mio groviglio.
Rannicchiata sotto il tavolo
sento solo paura.
(1997)

Le grandi tensioni producono sempre bisogno illogico di annienta­mento, di rinascita, ma se non si hanno chiari gli obiettivi come si fa a non rischiare di andare al peggio? Rinnegare, seppellire, annullare. Sono solo utopie! Si può camminare in modo nuovo, questo sì, ma solo se si conosce profondamente se stessi e per conoscersi bisogna ribaltare tutte le fodere di tasche e taschini esterni ed interni. Per conoscersi serve cru­deltà e ferocia, bisogna rincorrersi spietatamente ad ogni minima fuga, tirarsi fuori per i capelli da ogni tenta­tivo di nascondimento. La cosa più terribile è sedersi di fron­te a se stessi e ragionare, non esiste incontro più subdolo di quello fatto tra sé e sé, le fregature e le trappole che ci tendiamo sono tra le più perfi­de che io conosca. Ma noi, chi siamo per noi? Cosa diamo a noi? Chi siamo per gli altri? Cosa diamo agli altri? Annullare, rinnegare. Ma poi, quando ti trovi lì, sbattuto in un punto qual-siasi del mondo, a quali regole ti appigli per non barcollare, per non rimanere schiacciato? Quali sono i tuoi pilastri? Se rinunci al passato, rinunci alla tua crescita, per­ché è proprio da ciò che vuoi cancel­lare che puoi trarre le giuste indica­zioni per nuovi percorsi. Chi si sente maturato non ha fatto buio dietro a sé, ma ha fatto più luce proprio nei punti in cui maggiormente ha sentito male.
I tagli radicali sono trappole che fanno doppio gioco: ti possono dare l'illusione di voli immensi, ma se solo ti distrai un attimo ti ritrovi col sedere a terra.
(1992)