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Loretta Dorbolo

La vita è un'isola, il lume dov'è?

loretta dorbolò   

La vita è un'isola, il lume dov'è?

Olio su tela, 1979, 60x80

La vita è un'isola, il lume dov'è? - Olio su tela, 1979, cm 60 x 80

Amore, salute ed un pezzo di polenta

Dove stiamo andando? Tutti avvertiamo il disagio di chi ha il dubbio d'aver sbagliato treno, ma una strana corrente ci tiene prigionieri. 

Si parla del pane, si parla dell'amore e si lamenta la loro mancanza pestando i piedi capricciosi e poi, sconsolati, ci si chiude in sé convinti della giustezza della propria smorfia d'indignata rassegnazione. Siamo tutti qui, su quest'isola buia a cercare i lumi, le nostre mani si sfiorano ma non si stringono, quasi ognuno di noi cercasse un lume diverso e tutto per sé. Siamo vicini ma non uniti, a piagnucolare sulla nostra impotenza in questo mondo rovescio. Là in fondo, c'è una fata astratta che ogni nostra fantasia modella a suo comodo. Lasciamo il camino acceso, i ferri della calza, il cane, il gatto, il sorriso e cominciamo la corsa furente verso questa terribile, inacchiappabile fata. La felicità ha il volto che tu le crei, ma ti tradisce mutandolo ogni volta in cui ti pare di averla veramente di fronte. Ritorna l'eco della mia infanzia.
I grandi della mia numerosa famiglia mi avevano insegnato a credere che felicità fosse amore, salute e un pezzo di polenta. Un mattino qualsiasi, mentre il primo sole illuminava la stanza ed un'aria quasi concreta la riempiva di profumo di vita, ho udito mio papà chiedere alla mamma: «Sei felice?» Lei era davanti allo specchio, io fingevo di dormire accanto al papà, ma sbirciavo nello specchio la risposta sul volto di mia madre. Non so, era come se tutta la sua figura si fosse trasformata in un sorriso mentre rispondeva: «Sono felice». Ed io, che avevo pudore d'ascoltare parole così grosse, mi sono tirata su il lenzuolo fino al naso ed ho sentito lo sguardo scapparmi verso mio padre. Anch'io brillavo di felicità quando gli ho sentito aggiungere: «Sei tanto bella quando sei contenta!» 

Era ora di andare a mungere le mucche, di portare il letame alla concimaia e poi di recarsi ai campi con i fratelli e le cognate. Avrebbero trascorso la giornata dividendo le fatiche, nell'attesa di un'altra sera in cui, dopo aver dato un bacio a ciascuna delle loro quattro bambine, si sarebbero stretti le mani per poi lasciar morire il giorno in un unito segno di croce.

Adesso sono grande ed ho anch'io una bambina. Vorrei tanto che anche lei conoscesse quel lontano sole della mia infanzia e coltivasse la verità del suo raggio imparando l'amore e la speranza senza i quali si affievolirebbe in luce di sogno. Per lei vorrei un mondo sintesi degli antichi valori e del superamento di certi loro travisamenti.

LORETTA DORBOLÒ - studio con esposizione permanente • 41039 San Possidonio (MO) Via G. Matteotti, 78
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