Posizione

Qualcosa da rivedere

Olio su tela, 1983, 60x100

Un'altra sera
un'altra notte
un altro domani:
affanno di un'interminabile
e inutile corsa.
Invento attese
per non morire.
Ormai conosco il niente
di ogni tappa
ormai so che è inutile
anche inventare.
(1977)

Qualcosa da rivedere è l'evoluzio­ne del pensiero espresso in un mio quadro di qualche anno fa: La vita è un'isola... il lume dov'è? In esso avevo rappresentato la corsa furente, alla quale per abbaglio di lumi fasulli tutti eravamo sottoposti, l'affanno delle arrampicate e l'insoddisfazione eterna.
Chiamavo la felicità fata traditrice perché la nostra insaziabilità le faceva cambiar volto non appena ci illudeva­mo di averla trovata. Esprimevo la sensazione di collettiva consapevolezza d'aver perso l'orienta­mento e di una strana impotenza nella capacità di controllo. Negli anni successivi, mentre mi capi­tava di posare gli occhi sulle figure di quell'isola, mi nasceva la necessità di modificarne gli atteggiamenti, ormai li trovavo superati perché sentivo nell'a­ria qualcosa di nuovo, forse una spe­cie di ripensamento. Quando i punti di riferimento svani­scono e mancano chiare mete, l'istin­to porta a cercare riparo nelle certez­ze del già vissuto. Non può essere solo rifugio questa nostalgia di passa­to, sarebbe un triste ed improduttivo ripiego. Il bagno nel mastello è romantico ma è più comoda la calda doccia!
Non mi piace la moda del riflusso se non porta a profonde riflessioni. C'è davvero qualcosa da rivedere: nell'i­sola comincia il fermento, qualcuno ha riposto nel sacco gli antichi valori; sull'isola nuova si discuterà come meglio integrarli con le conquiste del progresso.
(1983)

Non c'è lupo
che salti fuori dal bosco
non c'è mostro
che si sprigioni dalla terra.
I fantomatici altri
siamo proprio noi
solo noi.
La vita è un cammino.
Si può passare da queste parti
calpestando distruggendo
facendo piangere e piangendo
oppure aiutandosi a trovare
il modo di passare di qui
con un po' di sorriso in più.
(1995)